Vacanze Molise
LA TRADIZIONE GASTRONOMICA DEL MOLISE
Il Molise, unica regione italiana nata dalla divisione di due regioni. Fu istituita nel 1963, in base alla Legge Costituzionale 27 dicembre 1963, per secessione dall'allora regione Abruzzo-Molise, diventando la ventesima regione d'Italia. Dal 24 novembre 2005 la regione Molise ha anche una sede istituzionale a Bruxelles.
Diffusa è l’idea che il Molise non abbia una propria individualità gastronomica. Questa convenzione è dovuta in molti casi a due ordini di fattori: la ridotta estensione territoriale della regione molisana e, la precedente annessione all’Abruzzo. In realtà, la cucina molisana, offre un panorama multiforme sia dal punto divista gastronomico, sia da quello enologico mai a discapito della semplicità mantenendo così una genuinità unica.
I condimenti più utilizzati sono il ragù di peperoni ed agnello, il sugo a base di maiale, funghi, formaggio pecorino. Tra i condimenti più usati il cosiddetto olio santo, extravergine insaporito dal peperoncino e l'agliata, salsa a base di aglio con noci, basilico e prezzemolo. Per quanto riguarda l’olio, l'olivicoltura è ampiamente praticata e garantisce una produzione di elevata qualità. Ben 34 Comuni molisani fanno parte dell'Associazione Nazionale Città dell'Olio, insieme alle due Camere di Commercio e alle due Province di Campobasso e Isernia. L'olio molisano, nel 2003, ha avuto il riconoscimento DOP.
Tra i primi piatti si distinguono anche la zuppa di ortiche, ricetta di origine cinquecentesca, nonchè la frufella, tipico minestrone di verdure insaporito da pancetta, aglio e peperoncino. Forte rilevanza ha la lavorazione della pasta il cui piatto più caratteristico è la pasta alla chitarra.
Tra i secondi piatti, domina la carne di maiale, aromatizzata e stagionata in vari modi, nelle varianti di salsiccia insaccata con aromi, ventricina, soppressata, e prosciutto. Molto usate anche le carni di capretto ed agnello così come le preparazioni alla cacciatora o in spezzatino di cinghiale, pollo e coniglio. Poi ancora la pampanella, pancetta al peperoncino cotta in forno. La pastorizia propone anche ottimi latticini molto apprezzati in tutta Italia, grazie ai metodi di lavorazione artigianali ancora oggi praticati, e l'alta qualità della materia prima: famosi mozzarelle, stracciate, trecce, scamorze, ricotte, burrini (cacicavalli ripieni di burro di mucca), cacicavalli e pecorino.
Il Molise vanta inoltre una lunga tradizione, anche nel settore dei dolci. I dolci tipici sono:la Cicerchiata, la Pigna e i Casciatelli. Famosi anche i Cauciuni, dolci ripieni di pasta di ceci, le caragnole, dolci natalizi preparati con fettucce di pasta, le peccellate, ripieni di mostocotto o marmellata, i picellati, dolcetti di pasta dolce contenenti una farcitura di miele , noci e mandorle aromatizzata con cannella e scorza d'arancia, i caragnoli, frittelle immerse nel miele, e le ostie farcite:cialde riempite con noci e mandorle dei boschi delle alture molisane. Produzione tipica della zona è il miele. Altro motivo di vanto i particolari confetti prodotti a Agnone, noti perché fatti con mandorla riccia. Da ricordare ancora la mostarda d'uva, marmellata che si ottiene dai grappoli di Montepulciano che, vengono fatti cuocere con poco zucchero, fino a far afflosciare le bucce e far sfaldare gli acini.
La terra del Molise costituisce poi una vera miniera per l'estrazione di funghi, tartufi neri e bianchi.
Per quanto rigurada i vini, si distinguono vini a Denominazione di Origine Controllata (DOC) e vini ad Indicazione Geografica Tipica (IGT). Le D.O.C. molisane sono due: D.O.C. Molise riconosciuta nel 1998 e D.O.C. Biferno riconosciuta nel 1983. La I.G.T. è rappresentata dalla I.G.T. OSCO o TERRE DEGLI OSCI riconosciuta nel 1995.
Per quanto concerne i vitigni tipici del Molise, tra quelli a bacca nera, ci sono l’Aglianico, il Montepulciano e la Tintilia, invece, tra quelli a bacca bianca, la Malvasia lunga, il Moscato Bianco ed il Bombino Bianco. Una particolare attenzione va volta alla Tintilia, vitigno autoctono la cui origine ha fatto molto discutere. Due solo le scuole di pensiero circa la sua origine:
-chi afferma che sia il sinonimo di Bovale grande, un vitigno coltivato in Sardegna;
-chi sostiene che sia un vitigno introdotto nella seconda metà del settecento, in piena denominazione borbonica, in virtù dei commerci tra il regno di Napoli e la Spagna, da cui prenderebbe il nome, il quale deriverebbe dall’etimo 'tinto' che in lingua iberica significa 'rosso'.
Da recenti studi condotti dall’Università del Molise questa seconda ipotesi sembra quella più attendibile.